COSTRUIAMO LA CASSA DI RESISTENZA

  “Andare oltre” è una espressione che nel linguaggio politico della sinistra italiana, soprattutto di recente, ha registrato un notevolissimo tasso di inflazione. Una cosa che ho imparato nella mia breve esperienza da militante è questa: più si parla del nuovo, più si da fiato ad artifizi retorici sulle magnifiche sorti di geniali intuizioni del vate di turno, più la pratica langue fino all’esaurimento per consunzione.

  In un momento come questo penso che per salvarsi occorrano invece gambe e polmoni, le pratiche di militanza sociale, di riattivazione  di circuiti solidaristici radicati nei territori e nei luoghi di lavoro richiedono tempi lunghi e spero di tutto cuore che siano superati i tempi in cui si pensava di affidare le sorti della sinistra a guizzanti campagne di opinione.

  Il ragionamento intorno alla cassa di resistenza nasce esattamente dentro questo orizzonte politico, credo, personalmente, che ancor più dei GAP, ne sia il cuore, perché veicola su una prassi fortemente tangibile il fulcro della Sinistra come categoria politica, ossia la coscienza di classe.

 Così, all’atto pratico, appena ieri sera, nel circolo di Rifondazione Comunista di Castiglione del Lago (PG), si sono riuniti insieme ai compagni del circolo, sindacalisti e lavoratori rappresentanti delle rsu di alcune aziende locali. Ci siamo detti per un po’ che la situazione è drammatica (tanto per non correre il rischio di dimenticarcelo…) e che ormai il lavoro, il lavoro fatto di carne e sudore di ansie sofferenze e passioni (memento “gli operai” di G. Gaber?)  il lavoro di tutti i giorni, per chi ce l’ha tutti i giorni (!) è totalmente espulso, marginalizzato, ostaggio di un senso diffuso di rabbia ed invidia frutti avvelenati di una guerra fredda tra poveri, tra penultimi ed ultimi. Dopo esserci detti ,però, questo ed altro ci siamo trovati faccia a faccia con un problema ancora più grande, “che si fa compagni? Si tira i remi in barca e si torna tutti a casina?”… insomma, da qualche parte bisognerà pur cominciare se non si vuole continuare a piangere su una distesa di macerie. Ecco la scommessa, mettere in piedi una Cassa di Resistenza, andare oltre, appunto, la solidarietà dei comunicati stampa, dei picchetti con gli operai davanti alle fabbriche (che non solo  vanno fatti, ma vanno fatti di più, perché la solitudine di cui tanti capoccia si riempiono la bocca non sta nei comizi, ma sta li davanti a quei cancelli sbarrati dall’indifferenza); andare oltre per arrivare al cuore del problema, se pensiamo che l’uomo sia ancora ciò che mangia, arrivare al “che se magna stasera?” e rendersi conto che fuori dalla retorica del momento il problema c’è ed è reale per tantissimi.

  Una Cassa di Resistenza quindi, pensata a partire da una cena sociale, ci aggiungiamo una lotteria, un concerto se viene bene e poi chi sa, il treno è partito, ci siamo dati  due mesi di tempo, per prepararla bene bene, per riaggiornarci e aggiungere pezzi, idee, braccia magari. Come saranno devoluti i fondi dalla cassa starà alle prossime riunioni, se per esempio estendere la rete di solidarietà ai piccoli produttori locali, chiedendo la disponibilità a calmierare i prezzi dei loro prodotti o se agganciarla al GAP che facciamo un venerdì si e uno no nella nostra sezione, tutte cose che verificheremo o affineremo strada facendo, sempre in maniera collegiale con le lavoratrici ed i lavoratori che con noi sosterranno questo progetto. Alla fine della serata è emersa subito una bella necessità, ossia “se la cena va bene e la Cassa parte, come diamo continuità a questa esperienza?”. Io un paio di idee ce le avrei, e tuttavia, avercene di più di questi problemi…

Per ora ci diamo appuntamento per aprire una rossa primavera a Castiglione del Lago (PG) il 21 marzo, luogo da definire (dovrà essere capiente spero).

Sarete comunque tutti aggiornati in tempo (quasi) reale.

Come attivare una cassa di resistenza.

Quando in un luogo di lavoro si sviluppa una vertenza non dobbiamo soltanto esprimere la nostra solidarietà, non dobbiamo soltanto attivare i canali istituzionali per cercare di tutelare i lavoratori, dobbiamo anche materialmente e finanziariamente sostenere la loro lotta, questo tipo d’intervento va inteso come un’ulteriore estensione della lotta, sia nella durata che nella possibilità di coinvolgere altri settori sociali. Per questo pensiamo che sia necessario cercare di sviluppare forme di sostegno finanziario in grado di supportare i lavoratori nella lotta, per questo occorre creare una rete di solidarietà territoriale composta da partiti ed associazioni che abbia il compito di sostenere questa vertenza. Quale Forma Innanzitutto occorre sentire la disponibilità, della RSU dell’azienda coinvolta nella crisi. Se la RSU accoglie la nostra proposta occorre subito che si nomini un cassiere che abbia il compito di raccogliere i finanziamenti. Il cassiere deve essere eletto fra tutti i lavoratori, compresi i lavoratori che si trovano in cassa integrazione sia i lavoratori ai quali non è stato rinnovato il contratto, e comunque tutti i lavoratori subordinati ( anche le partite Iva mascherate da lavoro autonomo) riuniti in assemblea. I lavoratori a loro volta, eleggono un consiglio di solidarietà o comitato di gestione che può essere composto da 3 a 5 membri che ha il compito di attuare le linee d’indirizzo generali che decide l’assemblea, ( Per le situazione di lotta prolungata può rendersi utile e necessario dare una forma organizzativa più strutturata all’esterno, proponendo che alle riunioni del consiglio partecipi come osservatore, e quindi senza diritto di voto, un rappresentante della rete di solidarietà territoriale). Spetta quindi all’assemblea esprimere le priorità di finanziamento rispetto agli obbiettivi, mentre spetta al consiglio di solidarietà l’attuazione diretta degli stessi. Il consiglio ha l’onere una volta al mese di rendicontare le spese, e di riportarle in assemblea, in forma di bilancio pubblico.

FINALITA’ DELLA CASSA

Posto che la gestione concreta può variare può variare fortemente a seconda delle situazioni, del carattere della vertenza e della capacità di raccogliere i contributi in maniera più o meno significativa, e che da questo dipenderanno le scelte concrete per gli indirizzi e la gestione della cassa, alcune ipotesi possono essere: · Sostegno ad iniziative di lotta generali · Forme di sostegno non direttamente economico ( buoni pasto, mensa popolare, sostegno al gruppo di acquisto, ecc) · contributi economici diretti per situazioni di particolare gravità · Sostegno a singoli lavoratori sottoposti a licenziamento politico o altri provvedimenti repressivi Come sostenere la cassa di resistenza · Va creato un conto corrente postale al quale vengono inviati i finanziamenti. Organizzare cene di finanziamento, feste, concerti, lotterie, collette, sottoscrizioni, manifestazioni sportive, chiedere che gli artisti del luogo dedichino i ricavati di una propria opera per sostenere la cassa di resistenza, sono le azioni principali che devono svolgere i circoli e le associazioni. Occorre inoltre chiedere pubblicamente che vengano destinati i gettoni di presenza dei consigli, delle società partecipate, alla cassa di resistenza. Cassa e Contrattazione Territoriale Oltre al sostegno nelle forme della solidarietà diretta, pensiamo che sia importante chiedere alle amministrazioni pubbliche, nonché ad altri soggetti economici (coop, municipalizzate, enti di locazione, ecc) di contribuire sia con versamenti diretti, sia con erogazione di servizi a prezzi calmierati o gratuiti, o anche nella dilazione delle bollette di propria competenza. Lo stesso meccanismo si dovrebbe attuare con le banche locali rispetto al pagamento dei mutui ed altri ratei.

  • Calendario

    • Maggio: 2024
      L M M G V S D
       12345
      6789101112
      13141516171819
      20212223242526
      2728293031  
  • Ricerca